Dal Giappone alla Corea, nel segno di Parasite
Si tratta della prima produzione interamente sudcoreana per l’acclamato regista nipponico, che al suo fianco ha il team di produttori di Parasite, autentico fenomeno cinematografico degli ultimi anni e primo film coreano a vincere Palma d’oro e ben 4 Oscar.
I punti in comune con il capolavoro di Bong Joon-ho sono molti: stesso direttore della fotografia, stessa costumista, stesso compositore della colonna sonora. Ma soprattutto, stesso straordinario protagonista: Song Kang ho. Kore-eda ha modellato su di lui il ruolo di Sang-hyeon, che lo ha portato a conquistare a Cannes il Premio per la miglior interpretazione maschile.
Da Cannes a Venezia, per il Premio Bresson
Pochi mesi dopo, stavolta nell’ambito della Mostra del Cinema di Venezia, anche il regista è stato premiato: per Le Buone Stelle è stato infatti insignito del prestigioso Premio Bresson.
Il riconoscimento, assegnato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e la Rivista del Cinematografo, con il Patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e del Dicastero per la Comunicazione, premia i film capaci di dare una testimonianza del difficile cammino alla ricerca del significato spirituale della nostra vita.

Si legge nella motivazione che Kore-eda è stato capace di porre «questioni decisive come la memoria, la morte, la famiglia, l’amore, sotto la lente binoculare di una sensibilità ibrida, globale, fortemente contemporanea». Temi fondamentali, che ricorrono in tutta la sua filmografia, e che in Le Buone Stelle vengono affrontati con levità e al contempo con profondità, attraverso la storia dei protagonisti.
In viaggio con i “Broker di buone azioni”
L’inimitabile sensibilità del regista ci regala una storia dove niente è come sembra, a partire dal concetto di famiglia, ma anche di generosità e di prendersi cura. Ci invita a sospendere ogni giudizio, facendoci empatizzare con tutti i protagonisti, tra sorrisi e momenti di commozione.
Tutto inizia con un neonato abbandonato sotto la pioggia davanti a una “baby box”, l’equivalente delle antiche “ruote degli innocenti”. È qui che viene raccolto da uomini, intenzionati a vendere il piccolo (Song Kang ho e Gang Dong Won). La giovane madre (la cantante e attrice IU-Lee Ji-eun) torna a cercarlo, i due uomini lo hanno già preso con loro. Inizialmente la donna vorrebbe riprenderlo, ma poi invece decide di mettersi in viaggio con i due per cercare i genitori ideali a cui vendere il piccolo, e regalargli una nuova vita.

Inizia così un on the road surreale, in cui il gruppo finisce per trasformarsi in una famiglia per caso, mentre scopriamo il loro passato e il peso che ognuno porta con sé. Durante questo peregrinare alla ricerca di un futuro migliore per il bambino, inoltre, due poliziotte (la star del cinema coreano Bae Doona e Lee Joo Young) si mettono sulle loro tracce, per coglierli sul fatto, ma anche per indagare su un misterioso delitto.
Qual è davvero la cosa più giusta da fare?
Ad ogni tappa i protagonisti scopriranno qualcosa di più su di sé e sugli altri, diventando per molti aspetti persone migliori… a conferma del fatto che la felicità si trova nel percorso e non nella destinazione, e che davvero a volte la vera meta è il viaggio. Ma soprattutto per ricordarci che non dobbiamo mai smettere di interrogarci sui legami, su come li costruiamo e coltiviamo, e su cosa significano per noi.
«La famiglia è una cosa molto complessa che non può essere definita in una parola. Ancora oggi, mentre continuo a fare film, è qualcosa su cui mi interrogo costantemente.»
KORE-EDA HIROKAZU