Aspettando dal 13 ottobre in sala Le Buone Stelle – Broker, con cui il regista Kore-eda Hirokazu ci regala un nuovo, delicato ritratto di famiglia “per caso”, ricordiamo le famiglie cinematografiche con cui abbiamo vissuto avventure emozionanti.
I Tenenbaum, 2001
Il nuovo millennio inizia con una famiglia diventata un’icona, anche di stile, grazie a un look invidiabile (e imitatissimo). Nel suo secondo film Wes Anderson ci trasporta nella New York degli Anni 70, per conoscere i fratelli Tenenbaum, bambini prodigio nella finanza, nella drammaturgia e nel tennis.
Il talento però svanisce con il tempo, e con lui anche il padre… che tornerà, portando alla luce tutte le psicosi di una famiglia decisamente disfunzionale.

Il cast non ha certo bisogno di presentazioni: a partire dai fratelli Ben Stiller, Gwyneth Paltrow e Luke Wilson fino ai genitori, interpretati da Anjelica Huston e Gene Hackman, premiato con il Golden Globe. E ancora Bill Murray, Danny Glover e Owen Wilson, che con Anderson firma anche la sceneggiatura.
Little Miss Sunshine, 2006
Da New York al New Mexico, precisamente Albuquerque: è qui che vive la famiglia Hoover. Una famiglia fuori dagli schemi, per usare un eufemismo: un padre conferenziere motivazionale di scarso successo, una madre indaffaratissima, uno zio – esperto di Proust – sorvegliato speciale dopo un tentato suicidio, un quindicenne appassionato di Nietzsche e votato al silenzio, un nonno eroinomane impunito.
E poi lei, la piccola Olive: sogna di partecipare al concorso di bellezza federale Miss America, e proprio con il nonno studia le coreografie.

Il sogno sembra più vicino quando Olive, classificatasi seconda alle regionali di Little Miss Sunshine, dopo il ritiro della vincitrice viene ammessa a sorpresa alle finali nazionali.
Inizia così il viaggio dell’intera famiglia, a bordo di un iconico pulmino giallo, verso la California. Un viaggio decisamente indimenticabile, per la famiglia Hoover, e per gli spettatori.
Un successo iniziato al Sundance Film Festival, e culminato con un doppio Oscar (su quattro nomination): miglior sceneggiatura originale e miglior attore non protagonista al nonno Alan Arkin.
Captain Fantastic, 2016
Dieci anni dopo, al Sundance debutta anche la storia della famiglia Cash, che conquisterà poi il premio per la miglior regia nella sezione “Un certain regard” di Cannes.
Viggo Mortensen è Ben, che cresce i suoi sei figli lontano dalla civiltà e dalle sue imposizioni, in un microcosmo alternativo dove non c’è denaro, la giornata di Noam Chomsky sostituisce il Natale, la Coca Cola è “acqua avvelenata” e i bambini discutono di marxismo.

Quando la madre dei ragazzi (tornata nel “mondo civilizzato” per curare un disturbo bipolare) morirà suicida, i Cash partiranno a bordo di uno scuolabus per assistere al funerale, nonostante le opposizioni della famiglia di lei.
L’incontro/scontro con la realtà, e il conseguente confronto con le scelte paterne, sarà dolce-amaro, come questo film che emoziona toccando corde profonde; anche grazie alla colonna sonora, che culmina con una versione di Sweet Child o’ Mine dei Guns N’ Roses semplicemente straziante.
Un affare di famiglia, 2018
Non possiamo che concludere con il film che ha portato Kore-eda a conquistare la Palma d’oro a Cannes, manifesto di una poetica che ha sempre messo al centro i legami e le contraddizioni umane.
Protagonista Osamu, che vive di piccoli furti compiuti insieme al figlio, e che decide di accogliere in casa una ragazzina smarrita.
Benché la famiglia sia così povera da riuscire a malapena a sopravvivere commettendo piccoli reati, sembrano vivere felici insieme; finché un incidente imprevisto porta alla luce segreti nascosti, che mettono alla prova i legami che li uniscono…

Non solo Kore-eda, però: il tema della famiglia attraversa la cinematografia asiatica. L’esempio più recente? Sicuramente la Famiglia Kim, ritratta da Bong Joon ho nel celeberrimo Parasite: anche loro poveri, anche loro alla ricerca di una vita migliore, anche loro non sempre mossi dai sentimenti più puri… anche loro indimenticabili.

Come indimenticabile è l’interpretazione del padre da parte di Song Kang ho, che è tornato protagonista proprio in Le buone stelle, ricevendo a Cannes 2o22 il premio per la sua performance.
Un nuovo viaggio sta per cominciare, dal 13 ottobre solo al Cinema.